Joaquin Phoenix torna sul grande schermo nei panni dell’iconico supercriminale, accompagnato da Lady Gaga, nel sequel Joker: Folie à Deux, un film che prometteva grandi aspettative, ma che alla fine si rivela una delusione sotto molti aspetti. L’opera si presenta come una continua riflessione sul tormentato passato di Arthur Fleck, piuttosto che far evolvere il personaggio nel criminale che tutti conosciamo.
Un ritorno alla storia di origine: Joker ancora in formazione?
Quando uscirà fuori il vero Joker, il criminale geniale e spietato che tutti aspettano di vedere? Questa è la domanda che continua a rimanere in sospeso per gran parte del film. Se nel primo Joker del 2019, Todd Phillips aveva offerto una rappresentazione oscura e complessa della genesi di Arthur Fleck, con un chiaro omaggio ai capolavori di Martin Scorsese, in Joker: Folie à Deux, lo spettatore si aspetta finalmente di vedere il Joker in piena azione. Tuttavia, il film delude queste aspettative, concentrandosi ancora una volta su Fleck prima della sua vera ascesa a signore del crimine.
In questo sequel, non vediamo Joker pianificare audaci rapine o confrontarsi con Batman, come ci si aspetterebbe. Al contrario, siamo ancora immersi nei tormenti psicologici di Arthur, prigioniero della sua doppia personalità e dei suoi fantasmi. È un’idea coraggiosa, che sovverte le aspettative del pubblico, ma allo stesso tempo risulta in un film tedioso e poco soddisfacente.
Un musical nel cuore del manicomio di Arkham
Una delle sorprese più grandi di Joker: Folie à Deux è l’inserimento di numerosi momenti musicali, dove Joaquin Phoenix e Lady Gaga, nei rispettivi ruoli di Arthur Fleck e Lee Quinzel, cantano e danzano insieme. Questi numeri offrono l’occasione di ascoltare Lady Gaga eseguire alcune delle più celebri canzoni del repertorio americano. Tuttavia, i fan di Joker potrebbero trovare queste scene fuori luogo.
Il tono cupo e drammatico del film si scontra con l’atmosfera leggera e onirica delle sequenze musicali, che spesso rallentano il ritmo della narrazione anziché farla avanzare. Phoenix, con la sua voce rauca, cerca di stare al passo con Lady Gaga, ma i risultati non sono altrettanto memorabili. Invece di rendere più vibrante la pellicola, queste interruzioni musicali rischiano di annacquare la tensione.
Arkham Asylum e il tribunale: due ambienti principali troppo statici
Gran parte del film si svolge all’interno dell’Asilo Arkham, dove Arthur Fleck è un detenuto apatico e sedato. Qui interagisce con personaggi secondari, tra cui una guardia interpretata da Brendan Gleeson e un giornalista televisivo interpretato da Steve Coogan. Tuttavia, queste interazioni sono piuttosto piatte, senza aggiungere molto alla trama complessiva.
L’altro ambiente principale è il tribunale, dove la sanità mentale di Fleck è oggetto di dibattito. La sua avvocatessa, interpretata da Catherine Keener, difende il suo cliente contro il procuratore distrettuale, che non è altro che Harvey Dent, il futuro Due Facce. Sebbene questo collegamento al mondo dei fumetti di Batman possa entusiasmare alcuni fan, la realtà è che il film non sviluppa appieno il potenziale di questi personaggi, lasciando lo spettatore con la frustrazione di vedere solo un accenno ai futuri nemici di Batman, senza mai arrivare al dunque.
La comparsa di Lee Quinzel: una nuova Harley Quinn?
Un altro elemento che potrebbe suscitare interesse nei fan è l’introduzione di Lee Quinzel, interpretata da Lady Gaga. Questa versione del personaggio sembra essere una rivisitazione della celebre Harley Quinn, già vista in film come Suicide Squad e Birds of Prey. Tuttavia, anziché essere una criminale astuta e complessa, la Lee di Lady Gaga appare come una semplice ammiratrice di Fleck, una figura che lo incita a tornare ad abbracciare la sua identità di Joker.
Nonostante l’interpretazione di Gaga sia apprezzabile, il personaggio manca della profondità e del carisma che i fan hanno imparato ad amare nelle precedenti rappresentazioni di Harley Quinn. La dinamica tra i due è sicuramente interessante, ma il film non esplora appieno il loro rapporto, lasciando molti interrogativi su come si evolverà questa partnership criminale.
Un messaggio troppo cinico e demistificatore
Se nel primo film molti avevano visto in Fleck una sorta di Robin Hood dei diseredati, in Joker: Folie à Deux Todd Phillips vuole chiaramente smontare questa visione. Arthur Fleck non è un eroe rivoluzionario, ma un uomo fragile e manipolato, incapace di gestire il suo stesso destino. Il film sembra voler dire agli spettatori: “Se vi siete affezionati a questo personaggio, vi sbagliate.”
Questo approccio demistificatore può essere interpretato come una scelta audace e anti-convenzionale, ma rischia di risultare troppo cinico e privo di soddisfazione. Non solo ci viene negata la trasformazione di Fleck nel Joker che tutti conosciamo, ma ci viene anche presentato un protagonista privo di forza e carisma, un uomo che fallisce continuamente, senza mai riuscire a riscattarsi.
Conclusione: una pellicola che delude le aspettative
In conclusione, Joker: Folie à Deux è un film che non riesce a raggiungere le vette del suo predecessore. Se il primo Joker era una riflessione profonda sulle disuguaglianze sociali e sulla follia individuale, questo sequel si perde in lungaggini e numeri musicali non necessari, senza mai arrivare al cuore dell’azione.
Phillips ha scelto di raccontare ancora una volta le fragilità di Arthur Fleck, ma il pubblico desiderava vedere il Joker in tutto il suo splendore criminale. Un’occasione sprecata, che lascia l’amaro in bocca a chi si aspettava un’evoluzione del personaggio e un confronto più diretto con il mondo dei supercriminali di Gotham.