In questi giorni è uscito Chrome 94 e tra le varie novità rilasciate da questa versione del browser, la maggior parte sono quelle che passano inosservate all’utente, sebbene tutte influiscano sull’esperienza finale dell’applicazione migliorandone stabilità, prestazioni, sicurezza, ecc. Una di queste novità, tuttavia, è controversa come al solito nel caso di Google: la sua voglia di controllare l’utente.
Stiamo parlando dell’API Idle Detection o API di rilevamento dell’inattività, una nuova interfaccia entrata in funzione con il lancio di Chrome 94 e il cui nome dice praticamente tutto: questa API sarà responsabile della trasmissione se l’utente è inattivo, ovvero l’inattività che ha smesso di interagire con il dispositivo che stai utilizzando, con la tastiera e il mouse, e che sono stati eseguiti eventi di sistema come il salvaschermo o il blocco.
Questa API è disponibile per qualsiasi sito Web che la implementa, quindi anche se la premessa con cui è stata creata è, come sempre, positiva, consentendo agli sviluppatori di comprendere meglio come vengono utilizzate le loro applicazioni per migliorarle di conseguenza, la legge di Murphy sembra sempre più una costante universale che non solo impone che quando qualcosa può andare storto, andrà storto, ma va oltre, avvertendo che quando qualcuno può sbagliare, lo farà.
Sapendo anche come Google tratta la questione privacy, non sorprende che molti si stanno preoccupando sulla possibilità che questa nuova tecnologia possa essere utilizzata per monitorare i modelli di utilizzo di un utente e manipolarli di conseguenza, e che altri, come Mozilla, denuncino quello che considerano un nuovo oltraggio contro gli utenti.
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Nello specifico, lo sviluppatore di Firefox ha espresso la sua “preoccupazione per il monitoraggio e il controllo degli utenti”. In altre parole, esistono ragioni oggettive per cui una funzionalità come quella fornita da questa nuova API di rilevamento dell’inattività può essere utile per migliorare determinati servizi online; ma d’altra parte l’abuso è palese: perché un sito web deve sapere se ho smesso di utilizzare la tastiera mezzo minuto fa, o se ho smesso di interagire con le interfacce del PC?
Non solo Mozilla ha mostrato il suo rifiuto dell’implementazione di questa API e non solo a causa dei rischi per la privacy, ma anche a causa dell’implementazione difettosa; Anche Apple è entrata nella discussione, mesi fa, negando che i casi d’uso applicabili siano “abbastanza robusti” da giustificare l’implementazione di detta API.
Per quanto riguarda il resto degli sviluppatori di browser basati su Chromium, vedi Microsoft Edge, Brave, Opera o Vivaldi, non si sono ancora espressi a riguardo nella sua interezza, ma visto il rifiuto con cui alcuni di loro hanno ricevuto FLoC, un’altra tecnologia realizzata in Google che sotto una patina di sicurezza nasconde solo un maggiore controllo dei dati degli utenti nelle mani di Google, non sembra che questa storia finirà diversamente.
Se sei interessato a sapere se il tuo browser supporta l’API di rilevamento dell’inattività, puoi testarlo in questa pagina, dove è stato creato un proof of concept. È necessario prima richiedere l’autorizzazione e successivamente eseguire la funzione. Per ora puoi farlo solo in Chrome 94, si vedrà in futuro. Se non appena entri, viene visualizzato un messaggio rosso che indica che “L’API Idle Detection sembra non essere supportata nel tuo browser” … Non devi preoccuparti ulteriormente: il tuo browser non è supportato.
D’altra parte, ricordo che anche se utilizzi Chrome, puoi accettare l’autorizzazione o negarla, nonché disattivarla direttamente dalle impostazioni del browser. Il problema, come al solito, è che ci sono molti utenti che accettano tutto di default… Ed è probabilmente su questo che Google conta per realizzare questo tipo di ‘innovazione’.
Marco Stella, è un Blogger Freelance, autore su Maidirelink.it, amante del web e di tutto ciò che lo circonda. Nella vita, è un fotografo ed in rete scrive soprattutto guide e tutorial sul mondo Pc windows, Smartphone, Giochi e curiosità dal web.