Il James Webb Space Telescope:una nuova era nella scoperta delle galassie primordiali
Il James Webb Space Telescope (JWST) ha recentemente raggiunto un traguardo straordinario, aprendo nuove frontiere nell’astronomia e nel nostro comprendere l’universo. Con il suo occhio potente, il JWST ha identificato cinque potenziali galassie datate a soli 200 milioni di anni dopo il Big Bang, il che, se validato, sarebbe un grande passo avanti nella nostra conoscenza delle origini cosmiche.
Queste galassie, se confermate, avrebbero il titolo di strutture più antiche e distanti mai osservate. Attualmente, il record era detenuto dalla galassia JADES-GS-z14-0, osservata a un’epoca equivalente a 280 milioni di anni dopo il Big Bang. Questa scoperta è parte integrante del progetto GLIMPSE (Galactic Legacy Infrared Midplane Survey Extraordinaire), che utilizza l’immensa potenza del JWST per scrutare gli angoli più remoti del cosmo.
La distanza e il significato delle galassie primordiali
Le cinque candidate identificate si trovano a una distanza tale che la loro luce ha viaggiato per circa 13,6 miliardi di anni prima di giungere sulla Terra. Alla luce dell’espansione dell’universo, queste galassie si trovano ora a una distanza stimata di 34 miliardi di anni luce, rendendole testimoni diretti delle prime fasi della formazione dell’universo.
Caratteristiche uniche delle galassie ad alto redshift
Le galassie primordiali scoperte dal JWST presentano un elevato “redshift”, un fenomeno fisico che descrive quanto la luce emessa da un corpo celeste viene “stirata” verso lunghezze d’onda più rosse a causa dell’espansione dell’universo. Il redshift è un indicatore cruciale per determinare la distanza e l’età degli oggetti celesti. In questa occasione, le candidate galassie hanno registrato redshift compresi tra z = 16 e z = 18, posizionandosi ben oltre qualsiasi galassia già confermata in precedenza.
Tecnologia
15 Nov
Implicazioni significative e approccio scientifico
“Trovarne così tante ad alto redshift nello stesso campo implica che le loro densità numeriche sono superiori a quanto ci aspettassimo”, ha dichiarato Vasily Kokorev, il capogruppo del team dell’Università del Texas. “Gli oggetti che abbiamo rinvenuto si allineano perfettamente con il nuovo paradigma della sovrabbondanza di galassie luminose ad alto redshift. Potrebbero anche essere alcune delle galassie più giovani osservate fino ad oggi”.
La lente gravitazionale: un alleato nella ricerca
Questa incredibile scoperta è stata possibile grazie a una combinazione di fattori, tra cui la potenza ineguagliabile del JWST e il fenomeno della “lente gravitazionale”. L’ammasso di galassie Abell S1063, situato a circa 4 miliardi di anni luce di distanza, ha agito come una lente naturale, amplificando la luce delle galassie più lontane e rendendole visibili al telescopio spaziale. Questo meccanismo di amplificazione ha permesso agli scienziati di esplorare il cosmo in modi precedentemente ritenuti impossibili.
La sfida della ricerca e i prossimi passi
Ciononostante, nonostante l’uso della lente gravitazionale, queste galassie risultano estremamente deboli e difficili da analizzare in dettaglio. Le osservazioni continue e approfondite saranno necessarie per comprendere appieno le proprietà fisiche e chimiche di queste antiche strutture. La ricerca condotta dal team è stata recentemente pubblicata in preprint sul repository arXiv e attende la revisione da parte della comunità scientifica per convalidare i risultati e permettere nuovi approfondimenti.